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La brezza della compassione soffia attraverso i fiori

por Angela Li Volsi em STUM WORLD
Atualizado em 29/03/2007 14:43:36


(El Morya Luce della Coscienza - [email protected])

Traduzione di Angela Li Volsi - [email protected]

Molti anni fa, a Seattle, Washington, viveva un rifugiato tibetano di 52 anni. “Tenzin” era affetto da un linfoma facile da curare. Fu ricoverato e cominciò la chemioterapia. Quest’uomo abitualmente gentile, durante la terapia diventò aggressivo e irritato; strappò l’ago dell’endovena dal braccio e si rifiutò di collaborare. Sbraitò con le infermiere, bisticciò con tutti. I medici e gli infermieri rimasero sconcertati. La moglie di Tenzin andò allora a parlare con il personale dell’ospedale. Raccontò loro che Tenzin era stato prigioniero politico dei cinesi durante 17 anni. La sua prima moglie fu uccisa e lui fu brutalmente torturato durante tutto il tempo della sua prigionia. Le norme e i regolamenti dell’ospedale, insieme alla chemioterapia, stavano facendo ricordare a Tenzin tutta la sofferenza subita nelle mani dei cinesi. “So che voi volete aiutarlo – disse la moglie – ma lui si sente torturato dalla terapia. Gli fa provare internamente lo stesso odio che sentiva verso i cinesi.

Lui preferisce morire piuttosto di vivere con l’odio. Secondo la nostra fede, è molto brutto sentire odio nel cuore al momento di morire. Tenzin deve essere in condizioni di pregare e purificare il suo cuore.” In tal modo, il medico fece uscire Tenzin e stabilí che una équipe della clinica di riposo andasse a visitarlo in casa. Io ero l’infermiera incaricata di prendermi cura di lui. Entrai in contatto con un rappresentante di “Amnesty International” per chiedergli consiglio. Questi mi disse che l’unica maniera di sanare il trauma della tortura era poterne parlare. “Questo paziente ha perso la fiducia nell’umanità e sente che la speranza è impossibile”. Ma quando volli incoraggiare Tenzin a parlare delle sue esperienze, lui fece un gesto con le mani, perché io la smettessi di parlare.
Ecco quello che mi disse: “Devo imparare ad amare di nuovo, se voglio curare la mia anima. Il tuo compito non è di fare domande, ma di insegnarmi ad amare nuovamente.” Dopo aver respirato profondamente, gli chiesi: “E come posso fare in modo che ami di nuovo?” Prontamente mi rispose: “Siediti, prendi il mio the e mangia i miei biscotti”. Il the tibetano è un the nero forte, coperto di burro di yak e sale. Non è facile da bersi! Ma fu quello che feci. Per molte settimane, Tenzin, sua moglie ed io sedemmo insieme per prendere il the.

Andai a parlare con i medici per trovare delle forme di curare i suoi dolori fisici, ma era il suo dolore spirituale che aveva bisogno di essere diminuito.
Ogni volta che arrivavo, vedevo Tenzin seduto sul letto con le gambe incrociate, che recitava le preghiere dei suoi libri. Quando arrivò la primavera, volli sapere cosa facevano i tibetani quando si ammalavano in primavera. Con un largo sorriso, rispose: “Ci sediamo e aspiriamo il vento che soffia attraverso i fiori” Pensai che stesse parlando poeticamente, ma le sue parole erano letterali. Spiegò che i tibetani fanno cosí, per ricevere il polline delle nuove fioriture trasportato dalla brezza. Considerano questo polline una potente medicina. In un primo momento, sembrava un po’ difficile trovare molte fioriture. Un amico suggerí che Tenzin visitasse alcune floricolture locali. Telefonai al gerente di una floricoltura e gli spiegai la situazione. La sua prima reazione fu: “Cosa hai detto che vuoi????”. Ma dopo avergli spiegato meglio la mia richiesta, rimase d’accordo.
Il fine settimana seguente andai a prendere Tenzin, la moglie e le loro provviste per il pomeriggio: the nero, burro, sale, tazzine, biscotti, cuscini e libri di preghiere. Li accompagnai alla floricoltura e rimasi di andarli a prendere alle 17. Il fine settimana successivo andammo a visitare un’altra floricoltura, e il terzo fine settimana un’altra ancora.

La quarta settimana, cominciai a ricevere inviti dalle floricolture, che volevano che Tenzin e la moglie ritornassero da loro. Uno dei gerenti mi disse: “Abbiamo una nuova partita di nicotiane e di belle fucsie... ah, si! Abbiamo anche delle dafnie. Sono sicuro che a loro piacerà molto il profumo delle dafnie! E... stavo per dimenticare! Abbiamo delle nuove panchine in giardino che piaceranno molto a Tenzin e alla moglie.
Lo stesso giorno, un’altra floricoltura telefonò per dire che avevano ricevuto delle girandole colorate, in modo che Tenzin potesse sapere in che direzione soffiava il vento. In poco tempo, le floricolture stavano disputando le visite di Tenzin. Le persone cominciarono a interessarsi della coppia tibetana. Gli impiegati disponevano i mobili di fronte al vento. Altri portavano l’acqua calda per il the. Alcuni clienti regolari lasciavano i loro carrelli della spesa vicino alla coppía.
Alla fine dell’estate, Tenzin ritornò dal suo medico per fare nuovi esami e determinare lo sviluppo della malattia. Il dottore, però, non trovò nessuna evidenza di cancro. Era completamente stupefatto, disse a Tenzin che non sapeva come spiegare l’accaduto.
Tenzin alzò un dito e disse: “Io so perché il cancro se n’è andato. Non poteva piú vivere in un corpo cosí pieno di amore. Quando ho cominciato a sentire la compassione delle persone della clinica, degli impiegati delle floricolture, e tutte queste persone che si interessavano del mio stato, ho cominciato a cambiare dentro di me. Adesso, mi sento fortunato per aver avuto l’occasione di curarmi in questa maniera. Dottore, per favore, non creda che la sua medicina è l’unica cura. La compassione può curare anche un cancro.
(Una Storia Tibetana Di Cura – Lee Paton – 11/05/2001)


La Compassione è la chiave indispensabile per aprire tutte le porte, ma gli esseri umani l’hanno persa da molto tempo! Sentire compassione non significa affondare insieme all’altro, ma amarlo abbastanza da sapere cosa sente, senza cercare di giudicare né aver bisogno di capire. Comprendere l’altro è sentire quello che sente senza mischiare le sue emozioni alle nostre. Per praticare la compassione, gli Esseni “respiravano” nel ritmo dell’essere che soffriva, perché sapevano che avrebbero potuto cosí, poco a poco, identificarsi con lui e, senza contrarre il suo male, viverlo interiormente. Gesú curava attraverso la compassione. Senza che le persone se ne accorgessero, faceva retrocedere la loro vita, curando gli episodi traumatizzanti. Gli esseri umani incidono nella memoria cellulare gli avvenimenti dolorosi, che dominano cosí i loro cuori. Dipende da noi essere coscienti delle situazioni che hanno bisogno della nostra attenzione e curarle. La nostra mente agisce in forma curativa solo quando cambiamo le nostre percezioni. Non si riesce ad insegnare quello in cui non crediamo o non pratichiamo; perciò, la forma migliore è l’amore, è perdono e perdono è compassione. Molte cose nella nostra vita sono curate soltanto dal potere della compassione degli altri. Gli psicologi e gli psichiatri curano fino a un certo punto, facendo affiorare alla coscienza i punti deboli e vulnerabili, ma solo la compassione, il perdono e l’amore eliminano le cicatrici e penetrano nelle nostre ombre, curando i ricordi dolorosi del passato. Una persona che ha sofferto molto, depressa, ha bisogno di credere che la vita vale la pena, che esistono degli uomini con valori umani sufficienti a farle sentire una motivazione. Non esistono cure che aiutino la persona a superare il suo stato, quando entra in una situazione difficile del passato, senza un’accoglienza affettuosa. Quando trattiamo gli altri con compassione, proviamo una calma imperturbabile, riscaldiamo il nostro cuore, sentiamo un conforto profondo e un riposo cosí perfetto che mai potrà essere turbato.

VERA GODOY


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clube Angela Li Volsi é colaboradora nesta seção porque sua história foi selecionada como um grande depoimento de um ser humano que descobriu os caminhos da medicina alternativa como forma de curar as feridas emocionais e físicas. Através de capítulos semanais você vai acompanhar a trajetória desta mulher que, como todos nós, está buscando...
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