Perchè quel che è buono dura poco nella nostra mente?
por Bel Cesar em STUM WORLDAtualizado em 02/05/2006 11:58:40
Traduzione di Isabela Bisconcini - [email protected]
Quando ascolto qualcuno commentare: “quel che è buono dura poco” mi ricordo di un’esperienza che trascorsi nel 1989, durante un pellegrinaggio con Lama Gangcen per l’ India. Per due mesi visitammo posti sacri dove Budda visse quasi 2.500 anni fa: il suo locale di nascita, il locale della sua illuminazione e dove abbandonò il suo corpo.
In quell’epoca, i viaggi con Lama Gangcen Rinpoce erano realizzati in piccoli gruppi. Allora esisteva la preziosa opportunità di godere la Sua compagnia con la calma ed il tempo necessari per la meditazione e l’assimilazione dei suoi insegnamenti.
Lama Gangcen Rinpoce è un maestro di azione. Ci insegna il Buddismo attraverso il Suo esempio di vita, il suo coraggio dinanzi alle sfide, l’apertura e la gentilezza con cui cura le persone ci ispirano profondamente ad essere perseveranti e compassionevoli.
Eravamo a Varanasi, una delle città più antiche del mondo, dove i pellegrini Indù sono abituati a fare bagni di purificazione ai margini del fiume Gange. Di fianco ai principali portoni che danno accesso al fiume, esistono locali di cremazione nei quali vedemmo - dal fiume, seduti in un battello a poca distanza - i corpi che venivano cremati dal fuoco sulle pire. Dopo aver contemplato questa scena di forte impatto su di noi occidentali, intonammo mantra buddisti ed offrimmo corone di fiori con piccole candele accese sopra delle foglie che fluttuavano sulle acque del Gange.
Invasa dalla coscienza dell’impermanenza ricordo che sentivo ancora le vertigini quando il battello ancorò e sentì Lama Gangcen dirci: “Seguitemi”! E iniziò a camminare velocemente. Eravamo quasi una trentina di persone cercando di seguirlo - con difficoltà - per vicoli stretti pieni di gente che si muoveva disordinatamente.
Allo stesso tempo in cui mi concentravo per seguire il gruppo, ero affascinata con TUTTO quanto vedevo intorno a me: i negozi, uno accanto all’altro, sembravano piccoli palcoscenici delle “Mille e una notte”: esponevano tanti oggetti attraenti che i miei cinque sensi furono stimolati immediatamente! I forti colori delle tuniche di seta indiana (ricordatevi che 16 anni fa la moda indiana era nel suo auge...), il brillare dei gioielli dorati, innumerevoli perle ammucchiate in piccole vetrine... senza parlare dell’aroma degli incensi che bruciavano in ogni angolo... Mentre camminavo in fretta, ascoltavo la mia mente dire: “Io voglio, voglio comprare questo! Voglio tornare qui e lì”.
Finalmente arrivammo al posto in cui Rinpoce voleva portarci: da un angolo stretto potevamo vedere il soffitto di un tempio fatto di oro puro. Si fermò e disse soltanto: “Guardate questo soffitto. Fu fatto totalmente in oro. In quel tempo la gente non dubitava dalla fede che aveva”. In silenzio meditammo sulla frase di Rinpoce, finché lui disse: “OK! Adesso siete liberi, potete camminare dove volete”! Entusiasmata, non vedevo l’ora di tornare in quel vicolo per fare tante compere...
Però, ritornando al locale che tanto mi aveva affascinato, ebbi una strana percezione: niente mi attirava più! Rimasi impressionata con la mancanza di interesse che sentì per tutto quello che, pochissimo tempo prima, mi attirava tanto. Allora, tornai in albergo pensierosa e domandai a Lama Gangcen perché era successo tutto quello. Lui mi rispose: “Nel cammino verso il tempio, siccome avevi fretta, non hai avuto tempo di far sorgere la negatività nella tua mente. Quando abbiamo poco tempo, non c’è spazio per farla apparire. Appena mettiamo a fuoco qualcosa con un po’ più di tempo, cominciamo subito a trovarne i difetti... Questo accade giustamente perché siamo abituati a cercare la negatività”!
Questo non vuol dire che la soluzione per essere felici sia semplicemente vivere superficialmente o in fretta, ma sì che dobbiamo imparare ad osservare le nostre tendenze mentali per imparare a correggerle appena diventi necessario.