La natura inquietante della nostra mente ci porta spesso verso cammini “storti”. In genere, siamo piú portati a identificarci con i problemi piuttosto che con le soluzioni. Invece di liberarci dei problemi, ci sprofondiamo sempre di piú negli stessi...
Il buddismo ci ispira a non identificarci con la nostra immagine erronea e a riconoscere le nostre qualità basiche, come l’apertura, la gentilezza e la bontà. Nell’udire questa premessa, ci sentiamo affascinati! Allo stesso tempo, però, dobbiamo anche rinunciare alle nostre aspettative idealizzate e affrontare la realtà: chi siamo adesso e su cosa possiamo contare. In tal modo, infatti, cominceremo a collegaci davvero con la soluzione.
Quando diamo piú importanza alle nostre risorse che ai nostri ostacoli, cambiamo la nostra abitudine di sentirci insufficienti, deboli e frustrati. Non si tratta soltanto di un atteggiamento positivo, ma di andare oltre la visione negativa.
L’anno scorso, mia madre è stata un esempio vivo di questa presa di posizione. A 76 anni, dopo una diagnosi di leucemia mieloide acuta, si è sottoposta a un trapianto di midollo. Nonostante tutti i dubbi esistenti, ha scelto la soluzione. Anche sapendo che sarebbe stata una manovra ad alto rischio per la sua età, ha capito che il fatto di avere una sorella donatrice era la sua piú grande risorsa. Sono profondamente grata ad entrambe per il loro coraggio e determinazione. Non è stato un processo facile, ma possibile! Mia madre sta bene e continua ad insegnarci l’importanza di tenere presenti le nostre risorse e non le difficoltà.
Ho avuto modo di imparare che non basta pensare positivamente, dobbiamo tranquillizzare la mente che si lagna, che continua a “correre dietro” alla felicità, a promettere a se stessa tempi migliori. Ogni volta che facciamo cosí finiamo con l’indebolirci, perché interpretiamo il momento presente come inadeguato e insufficiente.
Cosí come dice il proverbio, “è meglio un passero in mano che due che stanno volando”, ci conviene tenere conto delle nostre reali risorse, e ci sorprenderemo con quello che succede quando stiamo dalla parte di noi stessi. Quando suscitiamo l’empatia verso noi stessi, succede qualcosa di nuovo e la smettiamo di sentirci vittime. All’acquistare il comando su di noi , riassumiamo la precedenza sulle nostre reazioni. In questo momento, siamo capaci di vedere il problema come qualcosa da imparare, e non come un’interferenza negativa. Il lama Gangchen ci ricorda che possiamo riconoscere le nostre difficoltà come stimoli all’evoluzione quando dice: “Lo stesso ostacolo che ti fa cadere ti serve poi da appoggio per rialzarti”.
Bel Cesar é psicóloga, pratica a psicoterapia sob a perspectiva do Budismo Tibetano desde 1990. Dedica-se ao tratamento do estresse traumático com os métodos de S.E.® - Somatic Experiencing (Experiência Somática) e de EMDR (Dessensibilização e Reprocessamento através de Movimentos Oculares). Desde 1991, dedica-se ao acompanhamento daqueles que enfrentam a morte. É também autora dos livros `Viagem Interior ao Tibete´ e `Morrer não se improvisa´, `O livro das Emoções´, `Mania de Sofrer´, `O sutil desequilíbrio do estresse´ em parceria com o psiquiatra Dr. Sergio Klepacz e `O Grande Amor - um objetivo de vida´ em parceria com Lama Michel Rinpoche. Todos editados pela Editora Gaia. Email: [email protected] Visite o Site do Autor